Approfondimento

Perché incontrarsi di persona è una buona idea?

Pubblicato il

12 dicembre 2025

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In un mondo sempre più digitale, dove messaggi, videochiamate e social network sembrano abbattere ogni barriera geografica, molti ragazzi e ragazze sottovalutano il valore di incontrarsi di persona. 

Soprattutto per chi studia e frequenta l’università, può sembrare più comodo restare collegati da remoto con amici e compagni di corso. Tuttavia, incontrarsi faccia a faccia non è soltanto un’esperienza piacevole: è un potente alleato per la salute mentale e il benessere psicologico.

In questo approfondimento vediamo perché il contatto diretto resta un pilastro fondamentale per la salute mentale, quali evidenze scientifiche lo supportano, e come questo si riflette nella vita quotidiana degli studenti.

Un’epidemia di solitudine

La connessione sociale è riconosciuta come un bisogno umano fondamentale ed è associata a benessere, resilienza, prosperità e a una maggiore aspettativa di vita. 

La ricerca dimostra che la connessione sociale rappresenta uno dei più forti predittori di sopravvivenza, sia nelle prime fasi della vita che in età avanzata, così come le relazioni e le reti sociali sono elementi cruciali per la salute mentale e il benessere. 

È pertanto necessario comprendere i nuovi fenomeni e i cambiamenti emergenti all’interno della nostra società, perché possono condurre anche a disturbi mentali e patologie fisiche. 

Sono infatti crescenti le preoccupazioni per una cosiddetta “epidemia di solitudine” da parte di istituzioni e governi. Il Regno Unito, già nel 2018, e il Giappone, nel 2021, hanno nominato un Ministro per la Solitudine, avviando strategie e campagne di sensibilizzazione. Nel 2023, il Surgeon General degli Stati Uniti ha pubblicato un avviso e un quadro strategico nazionale sull'epidemia di solitudine e isolamento. 

Questi sforzi sono motivati da dati che documentano un aumento recente dell’isolamento sociale e della solitudine, e una diminuzione delle connessioni sociali a livello globale. Diverse sono le ragioni: 

  • modernizzazione della società;
  • disuguaglianze economiche;
  • diffusione delle tecnologie digitali;
  • cambiamenti nel coinvolgimento civico;
  • polarizzazione politica e radicalizzazione. 

Che si tratti di una recessione sociale, di un’epidemia di solitudine o di una crisi di salute pubblica, è chiaramente una questione urgente.

Isolamento forzato e salute mentale: cosa ci ha insegnato la pandemia

I dati della US National Health Interview Survey hanno analizzato l’impatto del vivere da soli e della disponibilità di supporto sociale ed emotivo sulla depressione. Coloro che vivono da soli riportano livelli di depressione significativamente più elevati rispetto a chi vive con altre persone, e questa differenza rimane stabile anche considerando diversi fattori socio-demografici.

Una delle situazioni più drammatiche in cui abbiamo potuto osservare gli effetti della mancanza di contatto fisico è stato il lockdown imposto durante la pandemia di COVID-19. Uno studio italiano su oltre 1.000 persone ha mostrato come l’isolamento forzato abbia portato a peggioramenti significativi del benessere psicologico, con aumento di ansia, sintomi depressivi e percezione di solitudine. In particolare, dallo studio è emerso che: 

  • anche periodi relativamente brevi di isolamento possono incidere sulla salute mentale;
  • la disponibilità di relazioni significative è fondamentale;
  • il diminuire delle interazioni di persona ha comportato l’aumento dei contatti online che, per molti giovani, hanno svolto un ruolo compensativo. 

I legami tra connessione sociale e salute mentale sono rilevanti anche nei contesti lavorativi. Lo stress a cui sono stati esposti i lavoratori di diversi settori — in particolare quelli più colpiti durante la pandemia, come operatori sanitari, insegnanti e altre categorie di “lavoratori essenziali” — ha portato maggiore attenzione a burnout e problemi di salute mentale. Una meta-analisi su lavoratori sanitari ha rilevato che la mancanza di supporto sociale ha contribuito in modo significativo a un rischio più elevato di disturbo da stress acuto, burnout, ansia, depressione e disturbo post-traumatico da stress.

Interazioni faccia a faccia vs digitali

È proprio durante la pandemia di COVID-19 che molte persone hanno iniziato a utilizzare sempre di più strumenti digitali, cercando di compensare la drastica riduzione dei contatti sociali. 

Ma una domanda cruciale è rimasta aperta: queste forme di comunicazione possono davvero sostituire gli incontri faccia a faccia quando si parla di salute mentale?

La ricerca di Stieger, Lewetz e Willinger trova risultati chiari: le interazioni faccia a faccia sono più efficaci nel promuovere il benessere mentale.

  1. Chi trascorre più tempo a parlare di persona mostra livelli significativamente più alti di salute mentale. Questo effetto risulta addirittura più forte di quello associato all’attività fisica o alle uscite all’aria aperta che notoriamente sono importanti per il benessere psicologico.
     
  2. La comunicazione digitale ha un impatto molto più debole. Tra le forme digitali, infatti, solo la comunicazione testuale risulta avere una relazione significativa con la salute mentale, ma comunque molto inferiore rispetto alle interazioni di persona.
     
  3. Le videochiamate e le chiamate vocali mostrano un effetto positivo quasi nullo sulla salute mentale. Le spiegazioni possono essere la “Zoom fatigue”, l’ansia legata al proprio aspetto, le interazioni percepite come innaturali o troppo faticose, l’uso prevalente in contesti lavorativi.
     
  4. L’età fa la differenza: nei partecipanti single e che vivono da soli, i più giovani riportano livelli di benessere significativamente più bassi, suggerendo una maggiore vulnerabilità psicologica.

La comunicazione digitale riduce i segnali sociali fondamentali (postura, mimica, contatto visivo, distanza fisica), rendendo l’interlocutore più “astratto” e meno emotivamente leggibile (depersonalizzazione). Inoltre, solo l’interazione in presenza attiva completamente i sistemi neurofisiologici che regolano connessione, vicinanza, sicurezza e regolazione emotiva. In altre parole, la ricchezza dei segnali non verbali è essenziale per il benessere psicologico.

Bilanciare presenza e digitale: cosa significa per gli studenti?

Per chi vive la realtà universitaria o scolastica, incontrarsi in presenza ha benefici concreti su più livelli:

  • Riduce la solitudine e l’ansia nel lungo periodo: la presenza fisica di amici e compagni diminuisce sensazioni di isolamento, che sono un fattore di rischio per ansia, stress e depressione.
     
  • Favorisce relazioni più profonde: i gesti, l’intimità emotiva e l’empatia si costruiscono più facilmente in presenza.
     
  • Aumenta il senso di appartenenza: le interazioni dal vivo, anche brevi e informali, rafforzano la percezione di far parte di una comunità, elemento fondamentale per il benessere psicologico.
     
  • Compensa i limiti del digitale: lo studio evidenzia che le interazioni online, pur utili, non riescono a sostituire la profondità emotiva e la qualità relazionale dell’incontro diretto. La presenza fisica permette una comunicazione più ricca e meno filtrata.
     
  • Contribuisce alla stabilità emotiva: relazioni concrete e continuative aiutano gli studenti a gestire lo stress accademico, fornendo un sistema di supporto naturale e accessibile che mitiga ansia e umore negativo.
     
  • Stimola motivazione e partecipazione: l’incontro dal vivo aumenta l’engagement verso attività universitarie, eventi, gruppi di studio e iniziative sociali, generando maggiore partecipazione e benessere.

Conclusioni

La dimensione in presenza resta pertanto fondamentale per la costruzione di legami significativi, anche in un’epoca in cui la tecnologia è parte integrante della vita sociale. Le comunicazioni digitali sono utili e potenzialmente complementari, ma non possono sostituire del tutto le interazioni faccia a faccia, che favoriscono connessioni più ricche e profonde e rappresentano per gli studenti un mezzo per superare solitudine, distanze culturali e insicurezze personali. 

È proprio in questi momenti condivisi, spesso informali, che si costruiscono senso di appartenenza, benessere psicologico e percorsi di integrazione che nessuna forma di comunicazione digitale può davvero sostituire.

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Progetto selezionato nell'ambito dei due avvisi PRO-BEN 1 e PRO-BEN 2 del Ministero dell'Università e della Ricerca (MUR) per la concessione di finanziamenti volti alla promozione del benessere psicofisico e al contrasto del disagio psicologico ed emotivo tra gli studenti.

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